E' arrivato Il Bitto delle valli del Bitto
Ma cos'è il Bitto delle valli del Bitto?
Eccovi alcune informazioni tratte dal sito del Consorzio di salvaguardia
La storia
L’allevamento del bestiame
nelle valli alpine iniziò, secondo alcuni storici, dai Celti, quando
cacciati dai Romani dalla pianura Padana, si spinsero verso le Alpi e
vi trovarono sicuro rifugio dedicandosi così all’attività
pastorale, la sola che potesse consentire lo sfruttamento dei fertili
pascoli naturali. Appunto dai Celti deriva la parola Bitto "Bitu",
ovvero perenne. Essendo impensabile che tutta la popolazione seguisse
il bestiame alle quote alte ed essendo precarie le condizioni delle
vie di comunicazione, quei primi mandriani dovettero per forza di
cose escogitare qualche sistema che permettesse loro di conservare
nel tempo e di trasferire nello spazio il latte, il principale
prodotto. La soluzione più logica fu naturalmente quella di
trasformarlo in formaggio e per i Celti, esperti conoscitori dell’uso
del caglio, fu relativamente semplice indirizzare l'attenzione verso
la produzione dei formaggi a lunga conservazione, diventando così
quest'ultima un'eccezionale capacità sin da allora; attualmente il
Bitto "Valli del Bitto" è l'unico formaggio al
mondo che dura oltre i 10 anni!
Come si
produce
Il formaggio Bitto ha
origini remote nel tempo e radicate nel comprensorio alpino delle
Valli del Bitto di Albaredo e Gerola, nel cuore del Parco delle
Orobie Valtellinesi. Il Bitto è stato riconosciuto dall’Unione
Europea con il marchio DOP (Denominazione di Origine Protetta). E' un
formaggio d’alpe grasso a pasta semicotta, di media durezza e media
stagionatura. Maturo si presenta in forme cilindriche regolari con
diametro di 40-50 cm, altezza di 9-12 cm e un peso variabile dai 9 ai
20 kg. La pasta, compatta, di colore variabile dal bianco al giallo
paglierino a seconda della stagionatura, presenta occhiatura rara ad
occhio di pernice.
Le varie fasi produttive si svolgono secondo gli usi tradizionali, legati alle caratteristiche ambientali, nel periodo compreso fra il primo di giugno ed il 30 settembre.
Il latte di vacca appena munto aggiunto a quello caprino (10-20%), ottenuto dalla razza orobica (razza autoctona a rischio di estinzione), è immerso nelle tradizionali caldaie in rame a forma di campana rovesciata, ove è riscaldato mediante fuoco a legna e portato a una temperatura di 35-37° C. Si aggiunge in seguito il caglio di vitello; la cagliata viene poi rotta molto finemente e, nel giro di 2 ore, viene portata alla temperatura finale di 50-52°C. Una volta estratta, la pasta viene posta in fascere in legno che conferiscono il caratteristico scalzo concavo. In legno perchè i Produttori delle Valli del Bitto lo ritengono indispensabile per la sua caratteristica insostituibile di porosità e di traspirabilità, che permette al formaggio, durante la formatura e la salatura a secco, di asciugare e di respirare. Inoltre tutta l'attrezzatura tradizionale in legno è fondamentale per mantenere le caratteristiche di tipicità di ogni alpeggio, dovute in parte alla microflora che vi si instaura, creando una barriera contro l'insediamento di altri microbi anticaseari. La maturazione inizia nelle "casere d'Alpe" e si completa negli stabilimenti di fondovalle sfruttando il naturale andamento climatico della zona di produzione. La maturazione deve essere protratta per almeno settanta giorni. Dopo almeno un anno di stagionatura il prodotto può essere utilizzato grattugiato come condimento. La stagionatura può protrarsi anche per diversi anni, senza alterare le caratteristiche organolettiche e strutturali del formaggio.
Le varie fasi produttive si svolgono secondo gli usi tradizionali, legati alle caratteristiche ambientali, nel periodo compreso fra il primo di giugno ed il 30 settembre.
Il latte di vacca appena munto aggiunto a quello caprino (10-20%), ottenuto dalla razza orobica (razza autoctona a rischio di estinzione), è immerso nelle tradizionali caldaie in rame a forma di campana rovesciata, ove è riscaldato mediante fuoco a legna e portato a una temperatura di 35-37° C. Si aggiunge in seguito il caglio di vitello; la cagliata viene poi rotta molto finemente e, nel giro di 2 ore, viene portata alla temperatura finale di 50-52°C. Una volta estratta, la pasta viene posta in fascere in legno che conferiscono il caratteristico scalzo concavo. In legno perchè i Produttori delle Valli del Bitto lo ritengono indispensabile per la sua caratteristica insostituibile di porosità e di traspirabilità, che permette al formaggio, durante la formatura e la salatura a secco, di asciugare e di respirare. Inoltre tutta l'attrezzatura tradizionale in legno è fondamentale per mantenere le caratteristiche di tipicità di ogni alpeggio, dovute in parte alla microflora che vi si instaura, creando una barriera contro l'insediamento di altri microbi anticaseari. La maturazione inizia nelle "casere d'Alpe" e si completa negli stabilimenti di fondovalle sfruttando il naturale andamento climatico della zona di produzione. La maturazione deve essere protratta per almeno settanta giorni. Dopo almeno un anno di stagionatura il prodotto può essere utilizzato grattugiato come condimento. La stagionatura può protrarsi anche per diversi anni, senza alterare le caratteristiche organolettiche e strutturali del formaggio.
Appena pronto il sapore è
dolce, delicato e tende a divenire più intenso e vivace con
l’invecchiamento. Negli stadi giovanili è un prelibato e classico
formaggio da taglio. Dopo l’anno di stagionatura, aumenta la sua
nobiltà, assurge a eccellente prodotto da accompagnare ai migliori
cibi e alle più raffinate tavole.
Vi aspettiamo per farvelo gustare!
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